La misteriosa morte di Gaetano Lapi

Pesciola

Tempo fa, scorrendo il registro dei defunti della chiesa di San Giusto a Montalbino all’Archivio Storico Arcivescovile di Firenze, mi cadde l’occhio su una curiosa annotazione. Si tratta di un decesso che fu una disgrazia allorché riguardò un ragazzo di tredici anni. Ne presi nota e adesso a distanza di anni mi soffermo a fare delle considerazioni.

Il reverendo Pietro Chiti, Rettore di San Giusto a Montalbino, annota con lo stile asciutto tipico dei registri, che il giorno 3 giugno del 1773 muore Gaetano Lapi, di tredici anni, figlio di Agostino, annegato nella Pesciola, e il cui corpo viene ritrovato nel territorio di Santa Maria a Loto. Il prete usa proprio il termine “annegato”. Una prima domanda che ci possiamo porre è se don Chiti avesse saputo la dinamica della morte di Gaetano, cioè vennero a dirgli di questa disgrazia e c’è chi vide il ragazzo cadere in acqua e portato via dalla corrente. Il torrente Pesciola faceva da confine tra le parrocchie di San Giusto a Montalbino e San Bartolomeo a Tresanti, mentre Santa Maria a Loto si trovava oltre Tresanti. Comunque sono territori piccoli e tra Montalbino e Loto la Pesciola vi scorre, a forza di insenature, per sì e no un chilometro. Quindi il ragazzo muore annegato e le ricerche si concludono nel territorio della parrochia di Santa Maria a Loto.

Ma non è detto che sia andata così. Don Chiti dice che il corpo fu trovato a Santa Maria a Loto, quindi può darsi anche che Gaetano Lapi, abitante di Montalbino, fosse andato a Loto con le sue gambe e quando si trovò in quel luogo sia caduto in Pesciola annegandovi e il corpo rimase lì finchè fu fatta la tragica scoperta.

Ma non è detto neanche questa! Don Chiti può avere usato il termine “annegato” per comodità, per il semplice fatto che il corpo era stato trovato nella Pesciola. Ma se Gaetano avesse avuto una morte violenta provocata da un’altra persona e poi il corpo abbandonato nel torrente? Perchè mi faccio tale domanda? Semplicemente perchè guardando la Pesciola oggi pare veramente strano che qualcuno possa esserci annegato dentro. E’ un piccolo torrente, in gran parte dell’anno un rigagnolo o addirittura completamente secco. Nei periodi piovosi ovviamente si ingrossa, ma ho rivisto la Pesciola ingrossata dalle pioggie e rimane sempre un piccolo torrente dove obbiettivamente non ci si può annegare. E poi Gaetano Lapi era un ragazzo di tredici anni, non un bambino di tre. Consideriamo anche che all’epoca la statura media era molto inferiore ad oggi e un ragazzo di tredici anni poteva essere alto come un bambino di dieci/undici anni di oggi, ma rimane sempre improbabile rimanere annegati in Pesciola.

Allora possiamo fare due considerazioni. La prima è che all’epoca le pioggie fossero di maggiore portata di oggi. Viene in mente la piccola glaciazione del XVII secolo e di come attualmente il clima stia cambiando non solo per l’azione nefasta dell’Uomo, ma anche perchè per natura il clima mondiale è ciclico e alterna periodi più freddi e umidi con altri secchi e caldi come adesso. Quindi non possiamo immaginare come fosse stato il clima nel XVIII secolo, forse i periodi di pioggia erano più prolungati e impetuosi e quindi il nostro piccolo torrente poteva trasformarsi in un pericoloso fiume agitato. Ma ci vorrebbe una ricerca scientifica sui dati delle precipitazioni dell’epoca: una materia che non è la mia e di cui non sono in grado di addentrarmi e affrontare; quindi lascio in sospeso questa considerazione nella speranza che la palla venga presa da chi si intenda di queste cose.

Rimane la seconda considerazione, quella di una morte indotta da qualcun’altro. Ovviamente non penso ad un assassinio efferato: non se ne vedono motivi. Gaetano era figlio di Agostino Lapi. Agostino nel 1800 risulta ancora residente a Montalbino da un registro di “boccaioli” che ho visionato tempo fa all’Archivio Storico del Comune di Montespertoli. Nel 1800 Agostino risultava pigionale ed aveva 70 anni. Pigionale vuol dire che viveva in affitto quindi non era un contadino, ma un bracciante. Quando gli morì il figlio, nel 1773, aveva 43 anni e non sappiamo se all’epoca era un contadino mezzadro o se era sempre un bracciante. Se fosse stato bracciante allora la sua non era una famiglia numerosa come quella dei contadini, ma probabilmente avrà avuto un figlio, massimo due, quindi la morte di Gaetano fu un colpo ancor più duro per il povero Agostino. Quindi, a parte le dilungazioni, chi avrà voluto la morte del giovane Gaetano? Ovviamente nessuno. Penso casomai ad una bravata, ad un gioco pericoloso tra ragazzi, come per esempio qualcuno si sia divertito a mettere la testa di Gaetano nell’acqua come per fargli fare una penitenza non accorgendosi che lo stava tenedo troppo provocandone così la morte, e una volta accorti di quello che avevano combinato i ragazzi siano fuggiti impauriti lasciando nel torrente il corpo di Gaetano.

Insomma, quante speculazioni possiamo fare dalla breve annotazione sul registro dei morti fatto da don Pietro Chiti! Alla fine è solo la fantasia che trova nutrimento da questa annotazione e oggi nessuno può sapere come andarono veramente le cose. L’unica cosa certa è che fu una disgrazia e i genitori piansero addolorati la morte del figlio.